Parlano le maestre Carmignani e Stoppielli, delle scuole elementari al Centro profughi di Laterina, 1956

Era tutto un modo diverso di fare scuola – ha raccontato la maestra Emilia Carmignani – avevo bambini dell’Istria, Fiume e Dalmazia, che parlavano in dialetto, se non in croato e ricordo che ho avuto degli scolari che parlavano arabo, poiché le loro famiglie erano state espulse dalla Libia, tutti destinati al Centro raccolta profughi di Laterina (Crp)”. Ricorda qualche collega di lavoro?

Certo, oltre alla maestra Giuliana Stoppielli, che è qui vicino a me, venuta a farmi visita – ha risposto – in questa giornata dei ricordi organizzata da Claudio Ausilio, esule di Fiume e delegato provinciale dell’Associazione degli esuli in Arezzo, poi c’era il Direttore didattico Scala e con grande affetto ricordo la maestra Pasqua Sponza Benvegnù e la sua famiglia di Rovigno”.

Nella foto qui sotto: la maestra Emilia Carmignani, a sinistra, suo marito, Impero Nocentini e la maestra Giuliana Stoppielli, collega della Carmignani al Crp di Laterina. Foto di Claudio Ausilio, 25 ottobre 2022.

Cosa pensa dei suoi scolari al Crp di Laterina? “Ho insegnato per tre anni scolastici nel Campo profughi – ha replicato la Carmignani – era dura, ma se la sono cavata, avevamo i banchi e pochi materiali scolastici, del resto ‘sti bambini con gli jugoslavi che c’avevano a che fare?”. Come si recava al lavoro fino nel Crp?

Con il treno da Montevarchi fino a Laterina stazione – ha aggiunto – poi con un pullman, oppure a piedi”.

Chiedo ora al signor Impero Nocentini di raccontare la sua storia. “Oltre che marito della maestra Emilia Carmignani – ha detto Nocentini – nella provincia di Arezzo ero l’unico titolare di azienda di fotografia a 16 anni”. È vero che faceva le fotografie nel Campo profughi?

Sì, per le prime comunioni, per le visite delle autorità civili o religiose – ha aggiunto Nocentini – ho lavorato dal 1954 al 1977; l’intestazione della mia ditta era: Foto Impero. Arrivavo con la motocicletta in Campo profughi, facevo un bel po’ di scatti fotografici, sviluppavo in studio e stampavo le fotografie, che portavo nel Crp dandole al signor Duca, titolare dello spaccio interno, così lui che conosceva molti profughi, provvedeva a consegnarle per una giusta somma. Poi mi sono diplomato in Ottica ad Arcetri (FI). Così dal 1978 al 2005 ero titolare del negozio di “Ottica Impero” a Terranuova Bracciolini (AR), poi è arrivata la pensione”.

Si ricorda che Giuliana Stoppielli, insegnante aretina della 3^ classe elementare nel Crp di Laterina, scrive nel suo registro nell’anno scolastico 1956-1957: “Sono piccoli uomini e brave donnine, che guardano già all’avvenire con una certa serietà e che, per la loro esperienza o per l’esperienza dei genitori, mostrano di valutare in pieno quel senso di italianità per il quale hanno accettato di vivere miseramente al campo”. Verso la metà di febbraio la classe deve fare lezione nel pomeriggio, poiché ci sono troppi iscritti nella scuola del Crp; bisogna fare i turni. A marzo molti pargoli si ammalano di morbillo. Poi si legge che: “Ancora una volta durante il mese di aprile 1957 abbiamo dovuto abbandonare la nostra aula, ci siamo trasferiti in quella del M.o [Maestro] Alfieri, poiché la nostra ha dovuto accogliere i bambini della signora Stifanich che stanno diventando molto numerosi” (p. 21).

Foto sotto: disegno e dettato di Emilia Ussich, scolara al Crp di Laterina, con la firma della maestra Pasqua Sponza in Benvegnù. Collezione Privata, Arezzo.

La classe 4^ elementare della maestra Carmignani

Dal Registro della classe 4^ traspaiono analoghi commenti a quelli riportati poco sopra. È la maestra Emilia Carmignani, di Terranuova Bracciolini (AR), a scrivere che i suoi alunni sono “pieni di entusiasmo e di buona volontà” (p. 17 del Registro). Hanno poche suppellettili scolastiche. Il libro arriva il 27 gennaio 1957 e “i ragazzi sono tanto contenti e vorrebbero studiarlo tutto insieme”. Il disagio vissuto dai profughi assiepati nelle baracche di Laterina, tuttavia, si fa sentire. Il 22 febbraio la maestra scrive di dolersi per l’assenza di un suo alunno, il cui babbo ubriacatosi, ha picchiato la moglie e, poi, ha tentato il suicidio; conclude così: “chiederò consiglio all’assistente sociale”. Il 15 marzo c’è il visto dell’Ispettrice Olga Raffaelli. Alla fine dell’anno sono 17 gli ammessi all’esame, dei quali 9 sono le femmine, in maggioranza; evidentemente vari scolari sono stati trasferiti.

L’elenco dei 23 alunni della classe 4^ risulta da due registri didattici, a causa dei nuovi arrivi e dei trasferimenti di alunni; si è effettuato inoltre un confronto con l’Elenco alfabetico profughi giuliani e con altre fonti per l’assegnazione della località dal nominativo di Basso in poi, considerata la carenza di dati nei registri scolastici. Ecco la classe 4^: Brachitta Stella, Tripoli, trasferita a Perugia; Benci Maria Luisa, Pola, trasferita a Roma; Bertoldi Benito, Asmara (Eritrea), trasferito; Cernaz Virgilio, Dignano d’Istria (PL), trasferito a Cremona; Minissale Mario, Neresine (PL), trasferito a Firenze; Moisei Giuseppe, Visinada (PL), trasferito a Novara; Sauer Mirella, Pola, trasferita a Serravalle Sesia (VC); Scocco Liliana, Pola, trasferita a Ravenna; Trillo Domenico, Tripoli, trasferito a Monteverdi Marittimo (PI); Trillo Giovanni, Tripoli, trasferito a Monteverdi Marittimo (PI); Vescovi Maria, Pola, trasferita a Genova; Vescovi Paolo, Pola, trasferito a Genova; Basso Claudio, Pola; Creglia Gian Pietro, Barbana (PL) trasferito a Roma; Priletti Anna Maria, s.l.; Ghini Antonio, s.l., ma cognome di Capodistria; Marcetta Bruna, Fiume, trasferita a Bergamo; Brenco Nadia, trasferita a Firenze (cognome di Pola); Bulessi Claudio, Pola; Blecich Liliana, Fiume; Isera Albino, Sanvincenti (PL); Valle Graziella, Castelnuovo d’Istria (FM); Visintini Santina, Torre di Parenzo (PL). Come si può notare la maggioranza degli scolari è della provincia di Pola (65,2%), seguiti da quelli di Fiume (13%), di Tripoli (13%) ed altro.

Qui sotto: Dettato e disegno di Violetta Canaletti, scolara al Crp di Laterina, Collezione privata, Arezzo.

Commenti di Claudio Ausilio

Durante l’intervista collettiva – ha detto Claudio Ausilio – voglio segnalare che, fra i tanti loro ricordi emersi alle maestre Carmignani e Stoppielli, ce n’era uno molto affettuoso per la maestra Sponza Pasqua in Benvegnù con la sua famiglia, che ho portato a conoscenza a Pier Michele Benvegnù, suo figlio che abita a Firenze e che è rimasto piacevolmente colpito. Poi mi dispiace molto che l’archivio fotografico di Impero Nocentini non sia stato conservato, sarebbe stato assai importante per la storia del Crp di Laterina”. C’è qualcos’altro da aggiungere?

Certo, il signor Giovanni Trillo, già scolaro in Crp, che oggi vive in provincia di Pisa, come da suo desiderio – ha concluso Claudio Ausilio – ha tenuto un lungo colloquio telefonicamente con la sua maestra degli anni ‘50 Emilia Carmignani, è stato molto commovente assistere a quell’incontro tra uno scolaro oggi ultrasettantenne e la sua insegnante del tempo”.

Fonti orali – L’intervista telefonica collettiva alle seguenti persone si è svolta il 25 ottobre 2022 con contatti preparatori di Claudio Ausilio. Ringrazio tutti gli interessati.

– Claudio Ausilio, Fiume 1948, esule a Montevarchi (AR), messaggi e-mail del 26 ottobre 2022.

– Emilia Carmignami, Terranuova Bracciolini (AR) 1935, vive a Loro Ciuffenna (AR).

– Impero Luigi Nocentini, San Giustino Valdarno, frazione di Loro Ciuffenna (AR) 1938.

– Giuliana Stoppielli, Terranuova Bracciolini (AR) 1933.

Fonti archivistiche

Premesso che potrebbero esserci alcuni errori materiali di scrittura, ecco i testi della ricerca presente; i materiali sono stati raccolti da Claudio Ausilio, dell’ANVGD di Arezzo.

– Comune di Laterina (AR), Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, ms.

Presso l’Istituto Comprensivo “Francesco Mochi” di Levane (AR) da Claudio Ausilio sono stati consultati i seguenti documenti:

– Provveditorato agli studi di Arezzo, Comune di Laterina, Circolo Didattico di Montevarchi, Frazione C.R.P., Scuola Elementare Laterina C.R.P., Registro della classe 4^ mista, insegnante Emilia Carmignani, anno scolastico 1956-1957, pp. 23+10, stampato e ms.

– Provveditorato agli studi di Arezzo, Comune di Laterina, Scuole elementari, Circolo Didattico di Montevarchi, Scuola Elementare C.R.P., Registro della classe 3^ mista, insegnante Giuliana Stoppielli, anno scolastico [1956-1957], pp. 30, stampato e ms.

Collezioni familiari

  • Claudio Ausilio e Archivio ANVGD di Arezzo, fotografie.
  • Emilia Carmignani, Loro Ciuffenna (AR), fotografia.
  • Collezione privata, Arezzo, disegni e temi di scolari.

Foto sopra: Emilia Carmignani e Impero Nocentini negli anni ’50. Collezione di Emilia Carmignani.

Bibliografia

– GIULIANA PESCA – SERENA DOMENICI – GIOVANNI RUGGIERO, Tracce d’esilio. Il C.R.P. di Laterina 1948-1963. Tra esuli istriano-giuliano-dalmati, rimpatriati e profuganze d’Africa, Città di Castello (PG), Biblioteca del Centro Studi “Mario Pancrazi”, Edizioni NuovaPrhomos, 2021.

– ELIO VARUTTI, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, Firenze, Aska, 2021. Dal mese di ottobre 2022 anche in formato e-book.

Ringraziamenti

La redazione del blog per l’articolo presente è riconoscente al signor Claudio Ausilio, esule da Fiume a Montevarchi (AR), socio dell’ANVGD provinciale di Arezzo, per aver fornito con la consueta cortesia i materiali per la ricerca presso l’Archivio del Comune di Laterina e di Levane (AR), andando a incrementare una tradizionale e collaudata collaborazione con l’ANVGD di Udine. Oltre alle fonti orali, si ringraziano gli operatori e le autorità del Comune di Laterina e dell’Istituto Comprensivo “Francesco Mochi” di Levane (AR), per la collaborazione riservata all’indagine storica.

Testi di Elio Varutti. Ricerche di Claudio Ausilio e E. Varutti. Networking a cura di Girolamo Jacobson, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Claudio Ausilio, Marco Birin. Copertina: Il seminatore, disegno di Renata Blasich, scolara al Crp di Laterina, 1957, Collezione privata, Arezzo. Altre fotografie da collezioni citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/

Visita a Pola del sindaco di Laterina con Gualtiero Mocenni, esule nel 1956 al Campo profughi aretino

“Ecco come la storia personale di una famiglia di artisti, di veri maestri, diventa anche storia di un pezzo di Italia che Italia non è più”. Così si è espressa l’ingegnere Simona Neri, sindaco di Laterina Pergine Valdarno (AR), in visita a Pola, in Istria, il 12 agosto 2021. Le hanno fatto da ciceroni i Maestri scultori Gualtiero e Simone Mocenni, padre e figlio, che hanno tanto amore per l’Istria, terra natale di Gualtiero, esule nel 1956 nel Centro raccolta profughi di Laterina.

Il sindaco Simona Neri si trovava in vacanza in Istria e nel resto della Croazia. A metterli in contatto è stato il comune amico Claudio Ausilio, un fiumano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Delegazione Provinciale di Arezzo, da tempo impegnato nel ricostruire la memoria dei difficili anni del Crp di Laterina, attivo ufficialmente dal 1948 al 1963. Nelle baracche di quel Crp sono passati oltre 10mila profughi d’Istria, Fiume e Dalmazia, assieme agli italiani espulsi dal Dodecaneso, dalle ex colonie africane e da certi paesi della storica emigrazione italiana, come la Romania e la Tunisia.

Pola, agosto 2021, Simona Neri, sindaco di Laterina Pergine Valdarno con gli scultori Mocenni, a sinistra, vicino alla scultura di Gualtiero Mocenni, I quattro elementi, 1990, cemento bianco altezza mt.10.

“Tra le tante cose che ha fatto nella vita Gualtiero Mocenni – ha aggiunto Simona Neri – c’è quella di essere stato ospite al Crp di Laterina e tanti sono gli aneddoti che ha raccontato, uno per tutti: la richiesta da parte di un negoziante di un dipinto raffigurante il paese in cambio di un paio di scarpe”. Ciò a dimostrazione di una certa integrazione sociale tra profughi e paesani verificatasi sin dagli anni ‘50.

Gualtiero Mocenni (pittore e scultore) e il figlio Simone (non solo pittore e scultore, ma anche poeta e scrittore) sono presenti con le proprie opere nelle più grandi gallerie d’arte mondiali e hanno partecipato a decine di simposi di scultura internazionale; le loro opere si trovano in più di 70 piazze di città di tutto il mondo.

Stando sul tema dell’esodo giuliano dalmata nel mese di luglio 2021 il sindaco Simona Neri ha espresso un giudizio lusinghiero sul libro “Tracce d’esilio. Il Crp di Laterina 1948-1963 tra esuli istriano giuliano dalmati, rimpatriati e profuganze d’Africa”, scritto a più mani da Giuliana Pesca, Serena Domenici e Giovanni Ruggiero.

Pola 2021, lo scultore Gualtiero Mocenni mentre riguarda una delle opere

Bibliografia

Giuliana Pesca – Serena Domenici – Giovanni Ruggiero, Tracce d’esilio. Il C.R.P. di Laterina 1948-1963. Tra esuli istriano-giuliano-dalmati, rimpatriati e profuganze d’Africa, Città di Castello (PG), Biblioteca del Centro Studi “Mario Pancrazi”, Edizioni NuovaPrhomos, 2021.

E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, Firenze, Aska, in fase di pubblicazione.

Sitologia sugli scultori Mocenni   

https://eliovarutti.wordpress.com/tag/gualtiero-mocenni/

https://www.enciclopediadarte.eu/scheda-mobile.asp?id=836

https://www.enciclopediadarte.eu/scheda-mobile.asp?id=837

Progetto e attività di ricerca: Claudio Ausilio, ANVGD di Arezzo. Testi di Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking a cura di Girolamo Jacobson, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Foto di copertina: Gualtiero Mocenni, Monumento alla città di Pola, 1979, ferro, mt. 7x7x7. Il sindaco di Laterina Pergine Valdarno, Simona Neri, vicino all’autore della scultura e al figlio Simone Mocenni in una foto a Pola nel 2021. Lettori: Simona Neri, Claudio Ausilio e Stefano Mocenni. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Fotografie della collezione di Simona Neri e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.  

Memorial Aldo Tardivelli, esuli scaraventati nei Campi profughi

Aldo Tardivelli, nato a Fiume il 20 settembre 1925, è deceduto a Genova il 19 novembre 2020 a causa del Corona virus. Con queste righe vogliamo ricordarlo, per la passione con cui scriveva vari interventi sulla sua città e poi li inviava ai suoi corrispondenti di posta elettronica. Siccome nel suo esodo è passato al Centro smistamento profughi di Udine, per finire al Centro Raccolta profughi (Crp) di Laterina (AR), poi a Genova, ecco le sue parole, a volte pittoresche. Omaggio a un novantacinquenne fiumano! La redazione del blog.

Udine! Centro Smistamento Profughi – Il giorno seguente siamo arrivati nella città di Udine. All’arrivo nel  Centro di Smistamento Profughi le famiglie erano divise: gli uomini ed i ragazzi dormivano separati dalle donne e dai fanciulli; durante il giorno però i mariti raggiungevano le mogli ed i figli nella loro camerata e vi rimanevano tutto il giorno, consumandovi pure i pasti distribuiti da un cuoco obeso, scherzoso e prepotente che ci trattava come se il cibo che ci versava con un mestolo nella gavetta militare fosse di sua proprietà e ce lo concedeva soltanto grazie al suo buon cuore.

Ebbi l’impressione che fummo trattati con sufficienza come appartenenti ad una casta di paria e dipendessimo in tutto soltanto dalla buona grazia di coloro che ci sorvegliavano ed accudivano ai servizi. Non ci sognavamo di reclamare, ma tanto nessuno ci avrebbe dato retta, dovevamo esprimere solo gratitudine e sottomissione, ogni cosa ci doveva andare bene, altrimenti potevamo tornarcene al luogo dal quale eravamo venuti: in Jugoslavia.

Finale Ligure, Natale 2011 – Aldo e la figlia Adriana Tardivelli. Collezione Tardivelli, Genova

Era sera, con un istriano, già lì da qualche giorno, andai a gironzolare nei paraggi dell’edificio che ci ospitava e doveva essere una ex Casa del Fascio o della GIL [Era della GIL]. Mi fecero impressione l’opulenza, le abbaglianti luci con cui erano illuminati i negozi e le vetrine stracolme di ogni ben di dio. Ci soffermammo davanti ad una salumeria e rimasi incantato davanti all’abbondanza e alla varietà dei generi alimentari che vi erano esposti; in vita mia non ricordavo di avere mai visto un simile spettacolo: la dovizia delle merci esposte mi fece pensare che avevamo ben ragione di scappare da Fiume, l’Italia mi appariva il Paradiso della Prosperità (ed eravamo appena nel 1948) rimpiangevo che la mia Graziella non fosse con me, la porterò per prima cosa davanti a questa vetrina di salumiere per farla stupire.

Seguii il mio accompagnatore nel negozio; che profumo sconosciuto di leccornie prelibate c’era lì dentro, mi sembrava di sognare. Si vedeva da lontano un miglio che eravamo dei profughi per il vestito dimesso e l’aria spaesata. Ritornammo commentando alle nostre brande, aprii a metà le rosette, ci misi dentro la mortadella anche per Graziella, mi leccai le dita unte e sentimmo per la prima volta il sapore dell’Italia: buono, appetitoso, invitante, gustoso, indimenticabile.

Per noi che volessimo rimanere nella Nostra Italia si sarebbe presentato e iniziato un vero dramma. Fummo convocati nell’ufficio da quelli che gestivano questo traffico umano sperando che ci mandassero in qualche Campo Profughi vicino alla città di Genova. Insistemmo e supplicammo a calde lacrime affinché la nostra destinazione fosse la Liguria, poiché nella città di Genova (come avevamo ripetutamente spiegato), risiedevano diversi parenti di mio padre che avrebbero potuto darci degli aiuti sicuri. Pensavamo sinceramente che avrebbero tenuto conto delle nostre suppliche, ma non vollero sentire ragioni, furono irremovibili, ci trattarono come ‘stranieri’ e ci spedirono… in un paesino al centro della Bella terra di Toscana – Laterina, Arezzo, distante 320 km. da Genova.

Aldo Tardivelli e Graziella Superina. Anniversario delle Nozze d’oro, 1997

Al Crp di Laterina – Mi caddero le braccia davanti a tale mentalità burocratica, ma dovemmo sottostare, altrimenti non avremmo avuto dove alloggiare e ricevere un po’ di cibo; in tasca avevo i pochissimi soldi che mi avevano dato: poche decine di ‘AmLire’ che avevo stabilito di non spendere ulteriormente, dopo essermi tolto la voglia della mortadella, se non per motivi gravi. Fummo muniti di biglietto ferroviario speciale riservato ai profughi e di un ‘foglio di via’ munito del quale potevo entrare nel Campo Profughi di Laterina con l’obbligo di presentarmi entro tre giorni dal nostro arrivo alla Questura dalla quale dovevamo essere registrati.

Un tale che s’aggirava per il Campo Profughi di Udine mi soffiò all’orecchio che ci avrebbero preso le impronte digitali: e fu proprio così, andavamo proprio bene; in Italia ci prendevano per individui poco raccomandabili e ci stavano schedando. Non ne fui risentito, ormai ero abituato a subire ogni sorta di vessazioni morali, una più una meno non mi facevano né caldo né freddo, alla peggiore delle ipotesi dall’Italia ce ne saremmo andati altrove a casa del diavolo, l’importante era essere usciti dalla Jugoslavia di Tito, peggio di lì non saremmo stati da nessuna parte!

Durante il viaggio, infatti, avevo scambiato alcuni discorsi con i viaggiatori che mi facevano delle domande strane sul mio stato, ma ebbi l’impressione che molti non comprendessero il motivo per cui ce ne stavamo andando da Fiume, dove c’era Tito, a loro dire, un benefattore del popolo e nemico dei fascisti: almeno fosse venuto pure in Italia! Qualcuno, senza mezzi termini, espresse il pensiero che da Fiume ci cacciavano perché eravamo fascisti e lì ormai comandava il popolo. Ma tutti noi avevamo poco da stare allegri, il Comunismo sarebbe presto giunto a liberare anche l’Italia. Ero disorientato, non capivano nulla questi italiani! Per noi derelitti che più di tutti avevamo pagato il prezzo della sconfitta ed avevamo cercato rifugio nel grembo della Madre Patria, questa ci stava trattando da perfida matrigna, quali ospiti indesiderati.

Col passare degli anni ho visto che l’Italia ha relegato i suoi figli più sfortunati, quelli che presso di lei hanno cercato rifugio ed hanno pagato per tutti lo scotto della sconfitta, in modo disumano e vergognoso. Io vorrei chiedere a quei signori, nostri connazionali e, ahimè, anche concittadini che dissertano sulla ‘scelta giusta’ di coloro che hanno scelto la via dell’esilio e quelli che invece non se ne sono andati dalla Nostra Terra, di coloro che dicono di condividere o non condividere la scelta che la Nostra Gente ha fatto, se avessero il coraggio di provare quelle esperienze almeno per un giorno solo.

A questo stato ci aveva condotto l’Esodo dalla nostra Terra Natia, al termine della guerra. Non c’è stata per noi Esuli la Liberazione, non abbiamo nulla da festeggiare noi perché non l’abbiamo vissuta, ne siamo stati defraudati. Noi siamo passati da un’oppressione ad un’altra oppressione e da questa ad un totale smarrimento della nostra identità. Questo fu solo l’inizio dell’avventura italiana che scaraventò gli esuli nei Campi Profughi. Uno scenario spoglio di vita nei campi governati da dirigenti ladri che gli amministravano. Nei fatti non ci furono atti di protesta, ma di rassegnazione e sconforto per quanto stava accadendo, mentre le vie dell’infelicità erano già state percorse tutte!

 Tutti fummo sgomenti nel vedere la nostra nuova dimora – ha scritto Aldo – Un vero e proprio campo di concentramento che dopo lo sgombero degli ultimi reclusi aveva cambiato solo nome. Ambienti freddi e umidi. Dove malandate coperte appese ai fili nascondevano pudicamente l’intimità. Appena giunti a destinazione fummo circondati da centinaia di persone che provenivano dalla terra Istriana e che per tornare ad essere cittadini italiani, per rimanere fedeli alla cultura italiana e alla sua gente, avevano abbandonato tutto. Ma il resto del paese non aveva compreso il motivo per cui avevamo lasciato le nostre città”.

Un contributo importante per l’integrazione dei profughi all’interno della comunità lo ha fornito anche la chiesa di Laterina, in particolare don Bruno Bernini, complice in prima persona della realizzazione di una scuola pubblica nel territorio.  Quando venne effettuato un corso per muratori e carpentieri, il parroco propose, sulla base di un contributo statale, una sorta di esperienza pratica da far fare agli apprendisti: è nata così la scuola elementare di Casanova.

Fiume, Corso e Torre civica; collez. Tardivelli, Genova

Fonte orale e digitale – Aldo Tardivelli (Fiume, 20 settembre 1925 – Genova, 19 novembre 2020), int. telefonica e per e-mail nel periodo 20-24 gennaio 2017, con la collaborazione di Claudio Ausilio, dell’ANVGD di Arezzo.

Cenni bibliografici, del web e collezioni private

Genny Pasquino, I ricordi e le testimonianze dei profughi istriani, accolti da un filo spinato, on line su http://www.valdarnopost.it dall’8.2.2012.

Aldo Tardivelli, Un filo spinato… non ancora rimosso, testo videoscritto in Word, s.d. [ma: post 2004?], p. 1-7, Collez. Varutti.

Aldo Tardivelli, …, «La Voce di Fiume», dicembre 2015.

A. Tardivelli, Era un tempo di guerra, 1944 – 1945. Bombardieri anglo americani sulla città di Fiume, dattiloscritto in formato Word, 30 giugno 2018, Collez. Varutti.

E. Varutti, Esodo disgraziato dei Tardivelli, da Fiume a Laterina 1948, pubblicato su eliovarutti.blogspot.com  il 22 gennaio 2017.

Progetto di Claudio Ausilio. Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Collezione famiglia Tardivelli, Genova. Copertina: cartolina di Fiume. Lettore: Claudio Ausilio. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine, – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

L’esodo degli Scocco da Pola a Udine, Laterina e Marina di Ravenna nel 1956

Certi esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia preferiscono non parlare, ancor oggi. Forse perché “no xe cose belle de contar”. C’è qualche esule che lascia solo brevi messaggi in Facebook come per Nadia Zanghirella, una cucciola dell’esodo, dato che ha frequentato la scuola elementare del Centro raccolta profughi (Crp) di Laterina. Era nella classe 3^ elementare della maestra Giuliana Stoppielli. Pur mancando banchi e armadi, come in tutta la scuola del Campo profughi, la maestra si arrangiò sui tavoloni da refettorio con panche pluriposto, trovando nell’aula: il mappamondo, l’atlante, carte geografiche e la bandiera (p. 24 del Registro Stoppielli). La Zanghirella, di recente, ha scritto in Facebook: “Pure noi siamo stati a Laterina nel 1956-‘58”. Eh, già da Laterina passano oltre 10mila esuli, dal 1948 al 1963, bisogna saperlo.

Attestazione di profugo di Scocco Giovanni del 20 maggio 1956, firmata dal prefetto di Arezzo, “sentito il Comitato provinciale dei Profughi giuliani di Arezzo”. Collez. Liliana Scocco Cilla

È come un fiume in piena, invece, la testimonianza di Liliana Scocco Cilla. Pure lei è una cucciola dell’esodo al Crp di Laterina. È una scolara della classe 4^ con la maestra Emilia Carmignani, di Terranuova Bracciolini (AR). La maestra scrive sul registro che i suoi alunni sono “pieni di entusiasmo e di buona volontà” (p. 17 del Registro Carmignani). Hanno poche suppellettili scolastiche. Il sussidiario arriva il 27 gennaio 1957 e “i ragazzi sono tanto contenti e vorrebbero studiarlo tutto insieme”, nonostante il disagio vissuto nelle baracche di Laterina.

“I miei genitori, quattro fratelli ed io siamo venuti via dalla nostra amatissima Pola nel gennaio 1956 – ha detto Liliana Scocco Cilla – dall’Istria siamo giunti a Udine al Centro smistamento profughi, dove c’erano i teloni per separare gli stanzoni, si faceva la coda per mangiare. Eravamo in cinque fratelli Maria Giovanna, Mario, Nerina, Liliana e Branco, poi c’era il papà Giovanni e la mamma Elvira Premate. A Udine ci siamo fermati per 8 giorni, poi a mio papà hanno detto di scegliere la destinazione tra alcuni Campi profughi, quello più a nord e più vicino all’Istria era quello di Laterina, così ci hanno mandato lì”.

Signora lei ha fatto la scuola a Pola, nel dopoguerra? “Sì, ho dovuto fare le scuole croate in 4 classi – ha risposto la signora Liliana – perché all’iscrizione ci hanno detto: ah, siete italiani, bene scuola croata! È stata dura, ma così ho vari amici che sento ancor oggi al telefono, poi io stavo dalla nonna Giovanna Premate, detta Ivana, a Promontore e ho altri amici anche lì e so parlare il croato”.

Ci sono altri ricordi di Laterina? “È un bel paesino lindo e pulito – ha aggiunto – ci siamo tornati per una visita anni dopo l’esodo, ma mia sorella maggiore non ha voluto saperne, lei ha chiuso  con l’Istria e non ne vuole sentir parlare, per lei deve essere stato brutto venir via. In Campo profughi mia sorella pianista suonava l’organo e si è messo su persino il coro per le cerimonie . Noi eravamo nella baracca n. 1, ci eravamo ambientati, dopo un anno siamo finiti a Marina di Ravenna, perché il papà voleva star vicino a Pola. Mi vengono in mente i nomi dei medici del campo profughi, il più giovane allora, nel lontano 1956, si chiamava dottor Fiore e l’altro era il dott. Sinisi”.

Liliana Scocco Cilla, I colori della regata, olio su tela, cm. 100 x 150, 2006

Ricorda qualcosa della scuola al Crp di Laterina? “Mi porto sempre nel cuore quell’insegnante – ha detto la testimone, emozionata – era una giovane maestra, lei mi chiamava ‘amore’, ero brava a fare i calcoli mentalmente, ero proprio veloce”.

Il nome della maestra è Emilia Carmignani. “La penso spesso, ancora mi si inumidiscono gli occhi di lacrime, pensi. Mi piacerebbe poterle dare un forte abbraccio. Ripeto lei era una grande maestra, lo sentivo, per questo è rimasta sempre con me racchiusa nel mio cuore”.

Esterno circolo italiano Pola 2015

Quale mestiere faceva il suo babbo a Pola? “Era capitano marittimo – ha replicato Liliana Scocco – e, penso fosse nel 1944, quando aumentavano i bombardamenti angloamericani sul porto, mi ricordo che raccontava di aver fatto togliere gli sbarramenti notturni antisommergibile per fare uscire la famosa nave ‘Amerigo Vespucci’, che stava a Pola, salvandola dalle bombe d’aereo. Poi un altro suo intervento celebre fu il tentativo di salvare l’equipaggio di un sommergibile italiano affondato a Promontore. Lui diceva che con la sonda era riuscito a far scendere un po’ di latte ai marinai bloccati là sotto, poi il tempo si è guastato, si son rotti gli ormeggi e quei disgraziati sono tutti morti, li hanno recuperati poco tempo fa. Quando raccontava questo fatto tragico aveva sempre le lacrime agli occhi, per non essere riuscito a salvarli, ma il mare è così. Nel dopoguerra era capitano marittimo sulle navi da Pola a Trieste e le autorità iugoslave l’hanno sempre lasciato lavorare nella tratta fino a Trieste, forse perché avevano bisogno di lui”.

Pola 2015, l’artista alla sua Mostra personale presso la sezione polese della Società ‘Dante Aligheri’. Collez. Liliana Scocco Cilla

Lei oggi vive a Ravenna, dopo che Felice Lapini, direttore del Crp di Laterina ha consegnato al suo babbo Scocco Giovanni il certificato di profugo, con le firme di Arcelio Lalli, sindaco di Laterina e di Vincenzo Paternò, prefetto di Arezzo. È questa l’ultima tappa del suo esodo? “Mio papà con quella smania di avvicinarsi il più possibile all’Istria e al mare – ha spiegato Liliana Scocco – ha fatto domanda per le case popolari a Marina di Ravenna, così ci siamo potuti trasferire dal Crp di Laterina, un posto che io ricordo con piacere. Scelta la città di residenza, ci siamo rifatti una vita lavorando duramente e onestamente”.

Signora Liliana, lei è una pittrice di fama internazionale, quali sono i temi della sua pittura? Posso dire che la pittura è stata terapeutica? “L’arte è stata la mia salvezza – ha concluso – prima dipingevo per me stessa, poi mi hanno detto di esporre le mie opere ed è stato un successo, perché sa, io dipingo con le mani, senza pennelli, è la tecnica del ‘Digitismo’, brevettata proprio da me. I temi della mia pittura sono il mare, dove non si vedono confini, la vela, quale segno di libertà e la luce”.

Biografia artistica – Liliana Scocco Cilla è nata l’11 febbraio 1945 a Pola, nell’Istria italiana, da dove, all’età di undici anni, si è trasferita in Italia, approdando a Ravenna, dove vive ed opera tutt’ora. Questa esperienza ne ha segnato la sensibilità che riversa nei suoi lavori, ricchi di tonalità, di sfumature e di una inconfondibile profondità. Con una pluridecennale pratica pittorica che ha raggiunto livelli eccelsi. Unica è la tecnica usata dall’artista che dipinge direttamente sulla tela, senza disegno preparatorio, formando con le mani le sue opere senza l’uso del pennello, proprio per il bisogno di sentire il colore e l’opera in un contatto diretto tra forma e spirito. Istinto, colore, forme: per Liliana Scocco Cilla sono i temi determinanti della sua personalissima  interpretazione dell’arte pittorica che ne hanno fatto la caposcuola del “Digitismo”, ovvero l’arte di dipingere con le dita direttamente sulla tela. Le sono stati attribuiti riconoscimenti da tutto il mondo artistico compresa la dedica “Omaggio a Liliana Scocco Cilla” attribuitale da vari artisti.

Pola 2015, Liliana Scocco Cilla con la professoressa Silvana Wruss, presidente della sezione polese Società ‘Dante Aligheri’. Collez. Liliana Scocco Cilla

Fonti orali e ringraziamenti

La redazione del blog per l’articolo presente è riconoscente a Valentina Suprani e al signor Claudio Ausilio, esule da Fiume a Montevarchi (AR), socio dell’ANVGD provinciale di Arezzo, per aver fornito con la consueta cortesia i contatti per la ricerca, andando a incrementare una tradizionale e collaudata collaborazione con l’ANVGD di Udine risalente al 2016. Oltre alle fonti orali e digitali, si ringraziano gli operatori e le autorità del Comune di Laterina e dell’Istituto Comprensivo “Francesco Mochi” di Levane (AR) per la collaborazione riservata all’indagine storica. Le interviste (int.) sono state condotte dal professor Elio Varutti, vicepresidente dell’ANVGD di Udine, se non altrimenti indicato.

Liliana Scocco Cilla, Pola 1945, vive a Ravenna, int. telef. del 16 novembre 2020, oltre ai contatti nel web con Claudio Ausilio del 2 febbraio 2014 e periodi successivi.

Nadia Zanghirella, Pola, vive a Bergamo, post in Facebook del 12 novembre 2020.

Fonti archivistiche

Premesso che potrebbero esserci alcuni errori materiali di scrittura nei registri esaminati, ecco i testi della ricerca presente; i materiali sono stati raccolti da Claudio Ausilio, dell’ANVGD di Arezzo.

Comune di Laterina (AR), Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, ms.

Istituto Comprensivo “Francesco Mochi” di Levane (AR); consultati i seguenti documenti:

– Giuliana Stoppielli, Note della Prova d’esami, 14 giugno 1957, allegato al Registro della classe 3^ mista, insegnante Giuliana Stoppielli, anno scolastico [1956-1957], c. 1, ms.

– Provveditorato agli studi di Arezzo, Comune di Laterina, Circolo Didattico di Montevarchi, Frazione C.R.P., Scuola Elementare Laterina C.R.P., Registro della classe 4^ mista, insegnante Emilia Carmignani, anno scolastico 1956-1957, pp. 23+10, stampato e ms.

Scheda di registrazione della scolara Liliana Scocco, n. 3.725, del 2 febbraio 1956 al Crp di Laterina. Collez. Liliana Scocco Cilla

Collezione privata di Liliana Scocco Cilla, fotografie, documenti dell’esodo, scheda di registrazione al Crp di Laterina, dattiloscr., stampati e ms.

Cenni bibliografici nel web

Alcune immagini delle opere dell’artista, per gentile concessione dell’autrice alla pubblicazione, sono state riprese dal sito web di Liliana Scocco Cilla. http://www.lilianascoccocilla.it/

Liliana Scocco Cilla, 1967-2008. Oltre i confini del colore sensibile.

E. Varutti, Cucciole dell’esodo crescono. La scuola elementare al Campo profughi di Laterina, 1956-1957, on line dal 24 giugno 2020.

E. Varutti, Via da Pola nel 1956. I Mocenni ai Campi profughi di Aversa e Laterina con l’Istria nel cuore, on line dall’11 novembre 2020.

Retro della Scheda di registrazione di Liliana Scocco al Crp di Laterina, dove si legge, nella prima riga, la provenienza dal Centro smistamento profughi di Udine. Collez. Liliana Scocco Cilla

Progetto di Claudio Ausilio. Ricerca di Elio Varutti. Servizio giornalistico e di Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Liliana Scocco Cilla, Claudio Ausilio e Enrico Modotti. Copertina: Liliana Scocco vicino all’Arena di Pola nel 1951, Collez. Liliana Scocco Cilla. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

1956, via da Pola. I Mocenni ai Campi profughi di Aversa e Laterina con l’Istria nel cuore

Ci sono degli istriani famosi come Sergio Endrigo, Mario Andretti, Nino Benvenuti, Uto Ughi e, in campo artistico, c’è Gualtiero Mocenni. Pittore, scultore e grafico, Gualtiero Mocenni, è nato a Pola, nel rione di Montegrande, nel 1935. A Pola trascorre la sua giovinezza, finisce gli studi ginnasiali e si sposa con Aliza. Nel 1956, a ventuno anni, decide di andare in Italia. Dopo l’esperienza nei campi profughi e un breve soggiorno a Firenze, corona il suo sogno di andare a vivere a Milano, prima come grafico e poi dedicandosi esclusivamente alla pittura, un obiettivo da sempre nei suoi sogni. Non dimentica mai l’Istria, che frequenta assiduamente e sarà uno dei fili conduttori della sua ricerca artistica, sia in campo pittorico che in quello scultoreo. I soggiorni nella terra natale, sin dagli anni ‘70, diventano sempre più frequenti con periodi che durano fino a sei mesi, trascorsi a lavorare la sua pietra d’Istria nelle cave di Vincural e Altura, grazie al supporto di Kamen Pazin e dei suoi cavatori, con cui stringe un rapporto di vera e propria amicizia e contiguità lavorativa. Trasferisce l’amore per la sua terra anche ai figli e nipoti che ogni anno trascorrono vari periodi nella penisola. Artista noto nel mondo, Gualtiero Mocenni ha prodotto oltre 30 grandi sculture in Istria, dove è assai apprezzato, ma è presente pure in Italia.

Tessera ANVGD del Comitato Provinciale di Arezzo, data 11 settembre 1956 e intestata a Stefano, padre di Gualtiero Mocenni, esule da Pola. Collez. Mocenni

Simone Mocenni, figlio di Gualtiero, ha ereditato la vena artistica paterna, orientandosi nella produzione scritta. È del 2006 il suo romanzo intitolato Ginestre sulla costa / Trilogia di Pola, per la collana della EDIT di Fiume “Lo Scampo Gigante”. Tale romanzo, presente l’autore, è stato illustrato in pubblico con successo a Pola il 6 luglio, come ha scritto «La Voce del Popolo» del 22 luglio 2006. Gualtiero Mocenni ha accettato di raccontare la sua vita nei campi profughi. Ecco la sua preziosa testimonianza.

“Il mio nonno Simone era morto sotto i bombardamenti di febbraio del 1944 e noi non siamo venuti subito via da Pola dopo le opzioni – ha detto Gualtiero Mocenni – perché la nonna Elena stava poco bene, così s’è persa l’occasione e nonostante i ricorsi che poi faceva alle autorità mio papà Stefano, non volevano lasciarci partire. Per lo svincolo dalla cittadinanza iugoslava di mia moglie, di etnia croata, si è pagato un riscatto e abbiamo abbandonato l’Istria nel 1956”.

Con quali mezzi siete partiti da Pola e dove vi hanno destinato? “Siamo partiti in treno per Trieste – è la risposta – ma non tutta la famiglia insieme. Mio padre Stefano, mio fratello Elio e mia madre Romana sono andati al Centro raccolta profughi di Laterina (AR), mentre mia moglie ed io siamo finiti al Crp di Aversa (CE), ma si è chiesto il ricongiungimento familiare così anche noi siamo giunti a Laterina”.

Signor Mocenni, lei è il primo a raccontarmi di aver scelto il Crp di Laterina. Tale Campo nei primi anni di attività era poco apprezzato dai profughi d’Istria, Fiume e Dalmazia, per i disagi e per le precarie condizioni di vita. “È vero il Crp di Laterina non era certo un comodo hotel – ha replicato Mocenni – pensi che ad Aversa ogni famiglia viveva in una piccola baracca, mentre a Laterina la baracca era lunga decine di metri e ogni 4 metri era tirato un filo di ferro con le coperte appese per dare un po’ di intimità. Erano disagi grossi con i servizi igienici raggiungibili dall’esterno, ma almeno la famiglia era riunita e mia moglie ha trovato lavoro in segreteria nello stesso Crp. Ho anche dei bei ricordi di Laterina, mentre ad Aversa i profughi erano malvisti. Ebbene a Laterina un negoziante di calzature che conoscevo mi ha regalato addirittura un paio di scarpe”.

Certificato di cittadinanza italiana di Mocenni Stefano, del Comune di Laterina, del 1959, uso emigrazione. Collez. Mocenni

Poi cosa succede? “Capita che mio padre, mia madre e mio fratello Elio nel 1960 emigrano a Buenos Aires fino al 1965 – ha aggiunto il testimone – mentre io andavo a lavorare a Firenze, pensi che disegnavo e dipingevo i cartelloni per il cinema alla Fortezza da Basso, fino al 1957, poi sono andato a Milano, perché era considerata la capitale culturale del momento, ancora più attraente di Parigi e a Milano ci hanno raggiunti più tardi pure i miei familiari rientrati dall’Argentina”.

C’è qualche altro ricordo di Pola nel dopoguerra? “Sì, è successo che mio padre si è presentato a Pola in divisa inglese – ha replicato Mocenni – perché ha combattuto nel 14° Reggimento scozzese degli Highlander e quindi i militari iugoslavi, credendolo un tedesco, l’hanno imprigionato e volevano fucilarlo, per fortuna è stato salvato da una conoscente che ha spiegato loro l’equivoco. Con orgoglio posso dire che oggi a Pola c’è un mio monumento in acciaio intitolato Alla città e ai polesani, del 1979, alto 7 metri”.

Anche per lei, come per molti profughi dell’esodo giuliano dalmata l’Italia è stata un po’ matrigna, oppure no? “A dire il vero forse sì – ha concluso Gualtiero Mocenni – a un certo punto mi hanno cercato i carabinieri perché, secondo loro, ero renitente alla leva, ma ero l’unico sostegno della mia famiglia e nonostante ciò per evitare la prigione di Gaeta, sono andato militare a Palermo, poi là il comandante ha visto che ero bravo in cartellonistica e mi ha tenuto in considerazione, poi ho avuto l’avvicinamento alla famiglia e ho finito la naia a Milano, ma le mie radici sono a Pola, dove ho avuto tanti riconoscimenti, come la cittadinanza della città e della regione istriana”.

Stato di famiglia di Metti Romana, moglie di Stefano Mocenni, emesso dal Comune di Laterina, del 1959, per emigrazione. Collez. Mocenni

Chiediamo a Simone Mocenni, figlio di Gualtiero, com’è la situazione a Pola, in questi ultimi anni, al di là della crisi sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19. “Noi figli siamo attaccati all’Istria – ha detto Simone Mocenni – e parliamo in dialetto istriano anche con mio figlio, c’è un bel dialogo con la gente del posto, ci sentiamo europei”.

Il Crp di Laterina – “Il 19 agosto 1948 veniva aperto il Centro Profughi di Laterina nelle vicinanze di Arezzo – così scrive nella sua tesi di laurea Francesca Lisi, a p. 138 –. Questo Centro, che dipendeva dal Ministero dell’Interno, a differenza di quello di Arezzo, era in grado di ospitare un numero maggiore di profughi ed aveva un’organizzazione molto più efficiente”. La struttura chiuse i battenti il 30 settembre 1963 (p. 224 della tesi). I profughi transitati sono oltre 10mila, come si vede dalla tabella n. 1. Tra le fonti bibliografiche sulle presenze per il 1946, si aggiunga rispetto alla ricerca dello scrivente diffusa il 1° settembre 2020 nel blog, anche la pubblicazione di Giuseppe Jannacci, il quale, circa Laterina, afferma che: “Nel 1946 la struttura degli alloggiamenti si trasformò: alle capanne in muratura si aggiunsero baracconi per ospitare i profughi della Venezia Giulia e la vita interna ebbe disciplina separata”. Il Campo accoglieva infatti pure 1.637 internati politici, Altoatesini ed altri recalcitranti repubblichini. Dal 1948 il Crp fu a disposizione soprattutto di profughi dell’esodo giuliano dalmata, oltre a quelli del Dodecaneso e delle colonie d’Africa.

Tabella n. 1 – Numero d’arrivi al Centro raccolta profughi di Laterina, 1946-1963

Anni1946194819581949-611962-63Totale
Arrivi, o  stime *1.7003.0006484.693300 *10.341
Fonti: Nostra elaborazione su: S. Bassetti, Gianfranco Chiti…(per il 1946), Schede di registrazione delle famiglie Compassi e G. Chiappino, Il campo per prigionieri… (1948), Pastrovicchio (1958) e dall’Elenco alfabetico profughi giuliani del Comune di Laterina, 1949-1961.
Atto di convocazione a Genova per emigrare in Argentina di Mocenni Stefano, Romana e Elio dal Centro Raccolta Profughi di Laterina (AR), con la nave Provence. Collez. Mocenni

Fonti orali e ringraziamenti – Si ringraziano gli amministratori e gli operatori del Comune di Laterina (AR). Grazie al signor Claudio Ausilio, dell’ANVGD di Arezzo, con cui l’ANVGD di Udine collabora dal 2016 per le ricerche sull’esodo giuliano dalmata. Ausilio, esule da Fiume a Montevarchi (AR), mi ha inviato molto materiale di studio sul Crp di Laterina e mi ha messo cortesemente in contatto con i signori Gualtiero e Simone Mocenni. Un sentito ringraziamento vada agli intervistati per la cortesia dimostrata nella ricerca presente. Le interviste (int.) sono state condotte da Elio Varutti come qui di seguito indicato.

Gualtiero Mocenni, Pola 1935, vive a Milano e a Pola, int. telefonica del 9 novembre 2020 assieme al figlio Simone.

Simone Mocenni, Milano 1970, vive a Milano e a Pola, int. telefonica del 9 novembre 2020 assieme al babbo Gualtiero.

Collezioni private e ANVGD – Claudio Ausilio, ANVGD di Arezzo, Comune di Laterina (AR), Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, ms.

Famiglia Compassi Mandich, esule da Fiume a Laterina e Genova: fotografie, documenti, schede di registrazione al Crp di Laterina, stampati e ms.

Gualtiero Mocenni, Milano-Pola: tessera ANVGD del Comitato Provinciale di Arezzo, documenti dell’esodo, fotografie, ritagli di giornali, articoli letterari, stampati e dattiloscr.

Famiglia Pastrovicchio, esule da Valle d’Istria a Pessinetto, città metropolitana di Torino: schede di registrazione al Crp di Laterina, stampati e ms.

Pola, 2017 – Gualtiero Mocenni, al centro, cittadino onorario della regione Istriana. Collez. Mocenni

Cenni bibliografici e del web

Sandro Bassetti, Gianfranco Chiti. Vita militare di un Ufficiale e Gentiluomo, 1936-1978, Milano, Lampi di stampa, 2010.

Ivo Biagianti (a cura di), Al di la del filo spinato. Prigionieri di guerra e profughi a Laterina (1940-1960), Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2000.

Gianna Chiappino, Il campo per prigionieri di guerra n. 82 di Laterina, testo in Word, 13 settembre 2003, pp. 16 con foto di documenti d’archivio, piante e panoramiche dei resti del Campo. Per tale documento Claudio Ausilio è riconoscente all’ex Sindaco di Laterina, signora Rosetta Roselli.

Piotr Chmiel, Università di Varsavia, “Atlante del fuorimano. Il panorama di luoghi della letteratura italiana dell’Istria”, «Planeta Literatur. Journal of Global Literary Studies», 1, 2015, pp. 1-14.

Giuseppe D. Jannacci, I lager dei vinti.I Campi di Concentramento per i Soldati della R.S.I., Macerata, Scocco & Gabrielli, 2011.

Helena Labus, “Grandi opere plen air di Gualtiero Mocenni”, «La Voce del Popolo», 22 luglio 2006, p. 6.

Francesca Lisi, L’Assistenza post-bellica ad Arezzo. Il Centro Raccolta Profughi di Laterina, Tesi di Laurea, Università di Firenze, Anno accademico 1990-1991.

Alfio Mandich, “Ricordi dell’esodo. Quando se partiva senza saver dove se andava”, «La Voce di Fiume», 30 aprile 1997.

P.T. [Piero Tarticchio], “Gualtiero Mocenni e l’Obelisco-scultura di Valcane”, «L’Arena di Pola», n. 12, 28 dicembre 2006, p. 9.

E. Varutti, Esodo da Fiume a Laterina. La s’ciavina per parete di giorno e per dormire la notte, 1948, on line dal 1° settembre 2020.

Progetto e ricerca iconologica di Claudio Ausilio. Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Lettori: Stefano Meroi, Claudio Ausilio, Gualtiero e Simone Mocenni. Copertina: Gualtiero Mocenni mostra il suo quadro col paesaggio di Laterina degli anni ’50; l’opera è stata esposta a Pola, Trieste, Caserta, Laterina e, infine, Milano; foto del 2014. Collez. Mocenni. Fotografie e documenti della collezione privata di Gualtiero Mocenni e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

Gualtiero e Simone Mocenni. Collez. Mocenni

Esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia si associano in Friuli col presidente Conighi, 1946-1954

Quando nasce l’ANVGD a Udine? E come si chiamava? Col presente articolo si cercherà di dare una risposta all’alba dell’associazionismo giuliano dalmata in Friuli dopo la Seconda guerra mondiale. È interessante capire come gli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia si associano in Friuli per ricevere aiuto, per darsi coraggio e per rivendicare i propri diritti verso l’Italia matrigna, dopo la fuga e l’abbandono delle terre degli avi a causa delle prevaricazioni e delle violenze titine.

La prima notizia riguardo all’associazionismo dei profughi giuliano dalmati a Udine è del 16 gennaio 1946. In una lettera scritta dalla zona di Trieste a Renato Vittadini, prefetto di Udine, il partigiano col nome di battaglia Furio menziona il “Comitato Esuli Istriani Dalmati e Fiumani”. In particolare il capo partigiano scrive riguardo al “nulla osta e appoggio alla costituzione” di detto Comitato. Ho reperito tale dato presso l’Archivio di Stato di Udine (ASUd), Prefettura, b 55, f 190, ms. Nulla osta significa che: niente osteggia. È solo una presa d’atto. Non altro, come invece si deduce dal pur interessante sito web, in lingua croata, sulla figura di Carlo Leopoldo Conighi a cura di Nenad Labus.

Sussidio a Corinna De Cecco firmato da Conighi, 1947; Aanvgd b B, Contributi

Il prefetto di Udine Vittadini si attiva sul tema dei profughi perché il 6 gennaio 1946 viene istituito, con decreto ministeriale, l’Ufficio della Venezia Giulia, alle dipendenze del Ministero dell’Interno. Esso ha il fine di “promuovere, coordinare e vigilare le iniziative in favore dei connazionali profughi della regione giuliana”, come scrive la Colummi (a pag. 309), utilizzando le fonti dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma e alcune note del prefetto Micali.

Sul giornale «Libertà» che esce a Udine, sotto il controllo angloamericano e del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), il 10 maggio 1946 si legge una notizia circa la “Sezione di Udine del Comitato Alta Italia per la Venezia Giulia e Zara”. In sigla è il CAIVGZ. Il neonato organismo dell’associazionismo giuliano dalmata informa che c’è “l’esonero del pagamento delle tasse scolastiche per gli studenti medi giuliani che abbiano dovuto abbandonare la propria residenza per gli eventi bellici” secondo una nota del Ministero della Pubblica Istruzione, in base ad un provvedimento del Consiglio dei Ministri. Si sa, inoltre, che la sezione di Udine del Comitato Alta Italia per la Venezia Giulia e Zara ha sede in Via Liruti n. 12, con orario dalle ore 9 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 17,30.

Domenica 23 giugno 1946, come si legge sulla stampa locale («Libertà» del 21 giugno 1946 e «Messaggero Veneto» del 25 giugno 1946) si celebra a Udine la “Giornata della solidarietà istriana”. L’evento è volto a “raccogliere fondi per l’assistenza a favore dei profughi istriani residenti nella provincia e per ricordare alle genti del Friuli questi nostri fratelli costretti a vivere in esilio nella loro stessa Patria per non sottostare ad un regime straniero tanto inviso”. L’ente organizzatore è la sezione di Udine del Comitato Alta Italia per la Venezia Giulia e Zara (CAIVGZ) che, nel frattempo, ha cambiato sede dato che si trova “in Via Belloni 12, telefono 233”. Finora si sa poco di tale organismo, che poco dopo cambierà nome.

L’attentato di Vergarolla del 18 agosto 1946, secondo alcuni esuli cambia tutto, implementando la paura e il desiderio di fuga dagli iugoslavi che volevano farla da padroni. Vergarolla è un’amena spiaggia, vicino a Pola, che nel dopo guerra funge da deposito di materiale bellico, evidentemente messo in sicurezza. Pola in quei frangenti appartiene ancora all’Italia, pur essendo controllata militarmente dagli angloamericani. Accade che, quando la spiaggia della città portuale istriana è affollata per la popolare manifestazione di nuoto della società “Pietas Julia”, ci sia lo scoppio del grosso arsenale di esplosivo, con l’uccisione di oltre 80 persone, tutti italiani, in maggioranza donne, madri di famiglia e bambini. Certe fonti attribuiscono l’attentato ad elementi dei servizi segreti titini. Tutti percepiscono subito quale fosse stata la matrice del delitto di Vergarolla nell’intento di spingere all’esodo coloro che non si erano ancora rassegnati: ebbene, nel 2006, l’apertura degli archivi inglesi di Kew Gardens (Foreign Office) ha confermato che la strage fu opera dell’OZNA, la polizia politica jugoslava, ed ha affidato i nomi di cinque responsabili alla storia. Su tali fatti ha scritto Carlo Cesare Montani, esule da Fiume.

Si occupa degli esuli a Udine pure il giornale di Trieste «La Voce Libera» che nella pagina della “Cronaca del Friuli”, del 14 ottobre 1946, riporta la notizia della indizione della “Settimana del profugo” nel capoluogo friulano. L’organizzazione è del Comitato profughi istriani, fiumani e dalmati per una “umana e fraterna solidarietà”.

Opzione di Zuccheri Lorenzo, pag. 2, 1948; Aanvgd, b F, Qualifiche

Tutti i Conighi via da Fiume – L’esodo da Fiume coinvolge anche il gruppo delle famiglie dei costruttori Conighi. Va a Trento il comandante dei vigili del fuoco Giorgio Conighi, che prima era già stato trasferito a Trieste. A Roma, passando per Venezia, vanno Ferruccio Conighi, suo zio Cesare Augusto Conighi e le famiglie rispettive. Alcuni gruppi di loro parenti vanno esuli a Firenze, Norimberga, Klagenfurt e in Svizzera, mentre certi cari amici di casa riparano a Bolzano. Una parte dei Conighi va esule a Udine, essendosi trasferito lì l’architetto Carlo Leopoldo Conighi, dipendente delle ferrovie. “I era andadi a Udine – ha detto Miranda Brussich – la zia Maria Regina Conighi, zia Helga, mia suocera Amalia Rassmann Conighi, mio suocero l’architetto Carlo Conighi e ‘l nono bis, che iera l’ingegnere Carlo Alessandro Conighi, perché la zia Maria la iera amica della signorina Giordani, alieva de l’Educandado Uccellis de Udine. Lori i ghe ga dà casa in afito de Via Volontari de la Libertà. Una stanza per ‘l nono bis e zia Maria e le altre done in sofita con Carlo Conighi l’architeto”. La signora Miranda, sposata nel 1942 con Carlo Enrico Conighi (Fiume 1914 – Ferrara 1995) col figlio Carlo Cristiano (Fiume 1943 – Ferrara 2010), sono profughi a Trieste, poi a Belluno, spostatisi poi per lavoro a Forlì, Modena e Ferrara. I Conighi riparati in casa Giordani a Udine stanno in quella soffitta fino al 1958, poi vanno in un alloggio in affitto in via del Gelso. “La casa di viale Volontari della Libertà è stata costruita da mio nonno Italico Giordani, che era costruttore a Fiume e in Friuli, agli inizi del Novecento – ha detto Carla Giordani, socia ANVGD – ricordo che da bambina giocavo col piccolo Carlo Conighi, quasi mio coetaneo e c’erano i suoi familiari”. I Conighi riescono a traslocare parte delle loro masserizie in treno da Fiume a Udine, poi dalla stazione ferroviaria verso casa Giordani con la ditta di Sabino Leskovic di Udine, che utilizza “carri, cavalli e uomini”, come si legge nella Nota spese del 17 settembre 1946, regolarmente quietanzata (Collezione famiglia Conighi).

Il primo presidente – Secondo quanto riferito da Giuseppe Bugatto, esule da Zara, negli anni 1946-1947, il presidente dell’associazionismo giuliano dalmata a Udine è un tale Sbisà, coadiuvato da don Luciano Manzin. Un dirigente dell’organismo degli esuli a Udine è senz’altro Tevere Sbisà, detto Testi. Si legge ne «L’Arena di Pola» del 30 marzo 1965: “Infatti dopo l’esodo dall’Istria il caro amico Tevere Sbisà, padre di Gianfranco, visse qualche anno a Udine dove fu anche segretario del Comitato giuliano-dalmata. Quindi, di fronte alle difficoltà che in quel momento rendevano impossibile una sistemazione adeguata, la famiglia Sbisà accettò l’offerta di trasferirsi in Australia”.

Attestazione di profugo di Volghieri Emilio; Aanvgd, b F, Qualifiche, 1949

Nel 1947 è presidente Carlo Leopoldo Conighi; ciò in base alla tessera n. 1.096 del Comitato Nazionale per la Venezia Giulia e Zara (CNVGZ), sede di Udine, rilasciata il 2 giugno 1947 e intestata al maestro Renato Lupetich, di Fiume, che è dichiarato “profugo giuliano” (Collezione privata, Belluno). Una ulteriore conferma della sua presidenza si ha dalla concessione di un sussidio di lire 1.600 all’esule Corinna De Cecco, proveniente dall’Istria, residente a Udine con quattro persone a carico. La De Cecco fa domanda nel mese di giugno 1947 e l’ordine di pagamento n. 3.018, del successivo 3 settembre, è firmato da Carlo Conighi, presidente della Sezione di Udine del Comitato Alta Italia per la Venezia Giulia e Zara (CAIVGZ); cfr.: Archivio dell’ANVGD di Udine, d’ora in poi: Aanvgd, busta B, Contributi, 1947. Ciò significa che c’erano a Udine, nel 1947, oltre 3.000 profughi che avevano già ottenuto un sussidio monetario dal CAIVGZ, presieduto dall’architetto Carlo Conighi. C’è infine la tessera del CNVGZ n. 494, del 20 dicembre 1947, sezione regionale di Udine, firmata dal Conighi e intestata all’insegnante Maria Zonta di Parenzo, esule a Udine, dichiarata profuga il 14 settembre 1948.

Il 23 marzo 1948 è la data della tessera di socio del Comitato Nazionale per la Venezia Giulia e Zara (CNVGZ), sede regionale di Udine della signora Maria Regina Conighi, nata a Trieste nel 1881 ed esule da Fiume. La tessera è firmata dall’architetto Carlo Leopoldo Conighi, fratello di Maria Regina (Collezione Helga Conighi, Udine).

Don Manzin è presidente regionale del Comitato Nazionale per la Venezia Giulia e Zara (CNVGZ), come risulta da «L’Arena di Pola» del 16 giugno 1948. Il giornale istriano riporta le attività del 1947 dell’organismo dei profughi a Udine, che comprendeva anche la zona di Pordenone. La struttura a Udine ha messo piede, tanto da riuscire ad organizzare il raduno dei Comitati Triveneti del CNVGZ. La medesima testata riferisce che per Udine sono intervenuti “il reverendo professor Manzin, il sig. Conighi, il conte Fanfogna e il sig. Antonio Premate”.

Secondo Mario de Vidovich a Roma il 20 giugno 1948 ottanta comitati provinciali di esuli giuliano dalmati danno vita all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), primo presidente è Alfonso Orlini, di Cherso, ma a Udine la sigla CAIVGZ permane per un po’ di tempo, come si può vedere dalla bolletta della luce del 1951 (Coll. famiglia Conighi). È del 13 settembre 1948 la Dichiarazione di opzione per la cittadinanza italiana di tale Lorenzo Zuccheri, nato a Dignano d’Istria nel 1893 ed ivi residente in piazza Italia n. 1.080, redatta presso il Comune di Udine, con legalizzazione prefettizia della stessa data. L’incartamento è diretto al Consolato Generale della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia in Milano. Lo Zuccheri pone il suo domicilio “presso Delton in via Trieste a Udine”. Curioso che nella postilla A della medesima pratica sia previsto addirittura che fosse emesso un “Certificato del Comitato Popolare di… attestante che la mia lingua d’uso è l’italiana”. Come a dire italiani (pur titini) dichiarano di cacciare via altri italiani da terre italiane, dato che la lingua d’uso è quella italiana (Aanvgd, b. F, Qualifiche, 1948).

Il 5 luglio 1949 il prefetto di Udine, in base al D.L. 3 settembre 1947, n. 885, riconosce “la qualifica di profugo” al signor Emilio Volghieri, nato a Pola nel 1920, di professione autista. Nel documento rilasciato dal Comune di San Giorgio di Nogaro a firma di Giuseppe Garzoni, segretario comunale, il prefetto precisa di aver “sentito il Comitato Provinciale della V.G. e Zara”. I familiari a carico del Volghieri sono Ester Gorlato, la moglie e le figlie Luciana e Paola Volghieri (Aanvgd, b. F, Qualifiche, 1949). In base alla normativa vigente  l’associazionismo giuliano dalmata deve essere tenuto, dunque, in grande considerazione dall’autorità prefettizia e dalle amministrazioni comunali della provincia di Udine.

Scheda elettorale Consiglio Direttivo Anvgd di Udine, 1950; Aanvgd, b D, Cariche sociali verbali

ANVGD divisa in 4 Leghe – In occasione dell’assemblea ordinaria tenutasi in sala Brosadola a Udine per il rinnovo delle cariche sociali si sa dal «Messaggero Veneto» del 6 agosto 1950 che il presidente dell’ANVGD è il conte Giovanni de Fanfogna; il vice presidente risulta Carlo Conighi. La sede dell’associazione è in piazza Marconi, 7. Di detta assemblea c’è la scheda elettorale, che evidenzia come il sodalizio a Udine fosse suddiviso in base alle provenienze dell’esodo, perciò l’ANVGD di Udine è composta da 4 Leghe: Fiumana, Istriana, Dalmata e Triestina-Goriziana. I candidati sono Carlo Conighi, erroneamente definito “ing.” e Enrico Persi (Lega Fiumana), don Luciano Manzin e Argeo Benussi (Lega Istriana), Giovanni de Fanfogna e Walter Tudorov (Lega Dalmata), Antonio Premate e Marcello De Angeli (Lega Triestina-Goriziana). Cfr.: Aanvgd, busta D, Cariche sociali, verbali, 1950. Ciò conferma che pure Trieste e Gorizia, in quegli anni, fossero considerate terre d’esodo, data la loro instabilità politico istituzionale, i vari sconfinamenti, i sabotaggi e il pullulare di spie di ogni sorta. Gorizia era divisa dal confine con quella parte di città che gli slavi si annettono e chiamano Nova Gorica, mentre Trieste era sotto amministrazione angloamericana nel Territorio Libero di Trieste (TLT) fino al 1954, quando c’è la riannessione all’Italia. Nel 1951 è presidente dell’ANVGD di Udine l’architetto Carlo Conighi, mentre il vice presidente è Antonio Calvi.

Poi ci sono le tensioni politico militari del 1953-1954 fra Italia e Jugoslavia. “Mi ricordo che a Gorizia verso 1953 il confine era molto vicino alla mia scuola e i militari iugoslavi armati e coi capelli lunghi arruffati venivano a farci paura, gridando come matti dietro la recinzione confinaria – ha raccontato Ines Leonardi – noi ragazze eravamo allieve della scuola magistrale agazziana delle suore Orsoline e quel giardino vicino agli arbusti non lo potevano proprio sopportare, visto che quelli, passando sotto il filo spinato, ci inseguivano urlando coi mitra”. Un’altra fonte ricorda che: “In quel momento di crisi politica internazionale c’era tanta paura in famiglia – ha aggiunto Carmen Burelli – se ricordo bene le suore Orsoline di Gorizia ci fecero stare a casa per alcuni giorni, solo alcune delle studentesse si avvicinavano a quel giardino da dove sbucavano gli iugoslavi, ma noi, mai”.

Come si legge su «Difesa Adriatica» del 7 febbraio 1954 il presidente del sodalizio udinese dei profughi è ancora Carlo Conighi. Il 9 gennaio 1954 e nei giorni seguenti l’ANVGD di Udine consegna vari sussidi ai profughi che ne avevano fatto richiesta. È il caso di Sagrestano Vincenzo che firma una ricevuta di lire 500 (Collez. Conighi). Il 23 gennaio successivo un tragico lutto investe il Conighi, che perde l’amata consorte, Amalia Rassmann, tedesca di origine boema, come si vede a p. 2 su «Difesa Adriatica» del mese di febbraio 1954.

Bolletta della luce per il CAIVGZ di Udine, 1951. Collez. fam. Conighi.

Le dimissioni di Conighi – In seguito, sono convocati in assemblea per il rinnovo delle cariche sociali i 187 soci dell’ANVGD di Udine alla data del 25 luglio 1954. La riunione è piuttosto effervescente riguardo alle candidature per il Consiglio direttivo, considerato che nel 1953 i soci erano meno di cento, mentre in seguito raddoppiano in pochi mesi. Succede che certi fiumani, nelle votazioni per il Consiglio direttivo, preferiscono un triestino al fiumano Conighi il quale, sentendosi risentito da tale gesto, rassegna le sue dimissioni il 30 luglio 1954 al Comitato elettorale. Il presidente dello stesso Comitato elettorale, Guido de Randich, ha firmato il verbale delle votazioni per il Consiglio direttivo, da cui emerge che sono eletti: Borri Carlo, Bratti Attilio, Cremonesi Arduino, De Angeli Marcello, Gecele Augusto, Marini Marino, Premate Antonio, Scaglia Livio e Terdossi Claudio.

Passano un po’ di settimane, durante le quali, con contatti verbali probabilmente si cerca di rimediare alle dimissioni. Allora Aldo Clemente, presidente dell’Opera per l’Assistenza ai profughi giuliani e dalmati, da Roma il 24 agosto 1954, scrive al Conighi, manifestandogli il suo “sincero rincrescimento per il suo ritiro dall’Esecutivo del Comitato Provinciale di Udine, dopo lunghi anni di proficuo lavoro a favore dei Profughi Giuliani e Dalmati”. Il 15 settembre successivo Marcello De Angeli, presidente dell’ANVGD di Udine fresco di nomina, scrive al Conighi, accettando le sue dimissioni e nominandolo “presidente onorario”, con la sua firma assieme a quella del segretario Arduino Cremonesi e dei vicepresidenti Marino Marini e Claudio Terdossi. Pace sembra fatta. Il 21 settembre 1954, infatti, Carlo Conighi, nella sua veste di presidente onorario dell’ANVGD di Udine, scrive a padre Flaminio Rocchi, alla segreteria nazionale dell’ANVGD di Roma per perorare la causa del socio Alcido Innocente, macellaio, riguardo al rimborso per i beni abbandonati. “Per l’Alcido – spiega Conighi – il risarcimento di questi suoi beni, può significare la sua salvezza fisica versando egli in condizioni salutari veramente pietose e in continuo peggioramento” (Lettera di C. Conighi a padre Rocchi, Udine 21 settembre 1954, Collez. Conighi).

Lettera di Aldo Clemente a Carlo Leopoldo Conighi; Collez. fam. Conighi

Nota riguardo alla copertina – Una osmiza, o osmizza (in sloveno osmica), è un negozio tipico dell’altopiano del Carso, tra Italia e Slovenia, dove si vendono e si consumano vini e prodotti locali (quali uova, prosciutti, salami e formaggi) direttamente nelle stanze e nelle cantine dei contadini produttori. Tali negozi sono poi definiti agriturismi, con possibilità di ospitalità. Una vecchia zia triestina, senza malizie ma solo con intenti identitari, negli anni ’40 diceva: “Se magna e se bevi assai ben ne le osmizze, pecà che xe tutti s’ciavi, anche i gatti”. Con la parola “s’ciavo”, in dialetto istro-veneto si intende “schiavo”, nel senso di “slavo, croato”. Deriva dal latino volgare “sclavus”, ossia “slavo”. I veneziani chiamavano “S’ciavoni” o “Schiavoni” i marinai slavi della flotta della Serenissima e pure gli abitanti slavi delle isole e della Dalmazia, senza attribuire al termine l’accezione vagamente spregiativa, che ha assunto invece a Trieste, con la guerra fredda: “s’ciavo = schiavo, sottomesso, o iugoslavo titino”.

Fonti orali e ringraziamenti – Si ringraziano e si ricordano le persone seguenti che hanno collaborato alla ricerca con l’intervista (int.) condotta a Udine da Elio Varutti con taccuino, penna e macchina fotografica, se non altrimenti indicato. Grazie a Fausto Deganutti per l’immagine di copertina dell’articolo presente e a Daniela Conighi per i vari aiuti nelle biografie.

1) Miranda Brussich, vedova Conighi (Pola 1919 – Ferrara 2013), int. a Ferrara tra il 17 agosto 2003 e il 21 agosto 2013, alla presenza della figlia Daniela Conighi.  2) Giuseppe Bugatto Junior (Zara 1924 – Udine 2014), int. del giorno 11 febbraio 2004, in presenza di Giuseppe Marsich, italiano all’estero (Veglia 1928 – Udine 2019) e di Rita Bugatto in Marsich, Zara 1928.  3) Carmen Burelli, Udine 1936, int del 4 novembre 2020.  4) Carla Giordani, Udine 1942, int. del 2 novembre 2020. – Ines Leonardi (Udine 1934 – Roma 2014), int. del 6 luglio 2012.  5) Giovanni Lupetich, Udine 1953, residente a Belluno, int. telef. del 10-14 giugno, 7 agosto 2016, oltre all’int. del 1° settembre 2016, con sua figlia Marianne Lupetich.

Lettera di Carlo L. Conighi a padre Rocchi, 1954; collez. fam. Conighi

Archivi, Biblioteche e Istituti di ricerca visitati – Archivio ANVGD di Udine (Aanvgd), Collezione Maria Zonta di Parenzo, tessera CNVGZ n. 494 del 20 dicembre 1947, sezione regionale di Udine. Ordine di pagamento a De Cecco, 1947, b B Contributi e varie altre buste. – Archivio di Stato di Udine (ASUd), Prefettura, b 55, f 190, ms. – Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi”, Udine, quotidiani, libri e giornali vari. – Biblioteca dell’ANVGD di Udine, Vicolo Sillio, 5, libri sull’esodo. – Biblioteca Statale Isontina, Gorizia, «L’Arena di Pola», annate varie. – Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, Udine, quotidiano «Libertà», 1946.

Collezioni private – Collezione famiglia Conighi, Ferrara, ora a Udine, bollette, lettere, verbali, nota spese e fotografie.

– Collezione Helga Conighi Orgnani, Udine, tessera ANVGD n. 628, giornale «Difesa Adriatica» 1954 e vari altri cimeli.

– Collezione privata, Belluno, tessera n. 1.096 del CNVGZ, sede di Udine, del 2 giugno 1947 e intestata a Renato Lupetich, di Fiume.

Ricevuta per sussidio a Sagrestano Vincenzo, ANVGD di Udine,1954; Coll. fam. Conighi

Riferimenti bibliografici – Cristiana Colummi, Liliana Ferrari, Gianna Nassisi, Germano Trani, Storia di un esodo. Istria 1945-1956, Trieste, Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione del Friuli Venezia Giulia, 1980.

«Difesa Adriatica», VIII, n. 6-7, febbraio 1954, p. 2.

“Le nozze di Gianfranco e Carol Sbisà a Sydney”, «L’Arena di Pola», n. 1.466, 30 marzo 1965, p.2.

Elio Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo, 1945-2007, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato Provinciale di Udine, 2007.

Sitologia – Carlo Cesare Montani, Gloria victis: la strage di Vergarolla. A 70 anni dall’eccidio, il giudizio storico circa la responsabilità jugoslava si coniuga con quello etico, 2017.

– Nenad Labus – SEAS, Biografija. Conighi, Calo Leopoldo, “Formula 1 dizionario – Fiume” (in lingua croata).

– E. Varutti, L’ANVGD di Udine, storia e cifre, on line dal 16 agosto 2017.

Udine 19.11.1961, sala Circolo bancario, conferenza per il Gruppo Giovanile Adriatico dell’avvocato Ruggero Gherbaz, sindaco del Libero Comune di Fiume, a sinistra, presentato dall’architetto Carlo L. Conighi, presidente onorario dell’ANVGD di Udine. Collez. fam. Conighi

Servizio giornalistico diretto da Elio Varutti. Ricerche e Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Copertina: Fausto Deganutti, La strana Osmizza, cm 40 x 50, 1999, courtesy dell’artista. Lettrice: Daniela Conighi. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 (in fase di trasloco) – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

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