Renato Guardia civica, trovato con la gola tagliata a Comeno nel 1945

Scoprire da Internet che il proprio babbo è stato trovato dai commilitoni con la gola tagliata il 9 gennaio 1945. È accaduto al signor Oriano Galvanini, nato a Trieste nel 1944. Fino ad ora non ha mai parlato con i giornalisti, né con gli storici di quel fatto. Nella famiglia si è pensato ad altro. C’è il lavoro, ci sono i figli da crescere e il tran-tran della vita quotidiana. Bisogna tirare avanti. Il dolore per quel lutto viene messo da parte e si assopisce. Lo strazio per la scomparsa del familiare forse se lo sono tenuto dentro il cuore le donne di casa: Milena Galvanini e Alina Montauti, la madre e la nonna di Oriano.

Poi col computer Oriano si mette a fare delle ricerche nel web e il passato torna a galla, quasi per caso. “Ho scoperto quel fatto – ha detto Oriano Galvanini – consultando in Internet una lista di scomparsi e uccisi dai titini che fu scritta da Giorgio Rustia”. Il papà di Oriano si chiamava Renato Galvanini, figlio di Aldo e Giulia Bosco, nato a Verona il 23 giugno 1922. La famiglia veronese negli anni ‘30 si trasferisce a Trieste per lavoro. Nonno Giuseppe Galvanini, detto Mario, è un valente artigiano del legno, con laboratorio vicino al Politeama Rossetti e lì la famiglia cresce.

Come ha scritto Claudio Beccalossi sulla «Gazzetta Italo-brasiliana on line» il 18 luglio 2014, dalle indagini di Giorgio Rustia è emerso che la Guardia civica Renato Galvanini fu: “Catturato dai partigiani comunisti italo-sloveni a Comeno (Gorizia) il 9/1/1945”.

Comeno / Komen, il lago. Editore A. Ravbar, Comeno 1932

Signor Oriano suo padre era militare? “Mio padre Renato – ha aggiunto il testimone – era nell’esercito, di stanza a Schio, in provincia di Vicenza, proprio intorno all’8 settembre 1943 data dell’armistizio era in licenza matrimoniale perciò, nella confusione del ribalton, decise di arruolarsi nella Guardia Civica di Trieste”. Poi si scopre che a comandare sono i tedeschi. La Guardia Civica, Stadtschutz, specialità triestina, finisce nell’ambito della Rsi, nel 1944-1945. I giovani triestini si trovano alle strette fra Germania e Rsi da un lato e i partigiani sloveni comunisti dall’altro, che spadroneggiano nel Cln. Nel resto dell’Italia centro settentrionale i giovani di leva, sfuggendo ai nazisti o ai fascisti, si mettono alla macchia coi partigiani di area laico-liberale, altri indossano il fazzoletto rosso. A Trieste gli istriani o i triestini di sentimenti italiani aborriscono chi va in bosco coi s’ciavi. “Nella Guardia civica erano inquadrati oltre un migliaio di vigili armati – ha detto il testimone – un centinaio di loro sono morti in guerra, beh, i titini ne hanno messi in foiba alcune decine, molti altri sono finiti nei campi di concentramento in Jugoslavia dopo il 1945”.

Dove è stato trovato il suo babbo ucciso? “In famiglia, mia madre Milena e mia nonna Alina – ha spiegato Oriano Galvanini – dicevano che è stato dato per disperso a Comeno nel 1945 e dopo ho scoperto che i suoi commilitoni l’hanno trovato ucciso con la gola tagliata e seppellito a Comeno, vicino a San Daniele del Carso”. La località di Comeno / Komen, oggi in Slovenia, è a 16 chilometri da Opicina, presso Trieste. Dal 1920 al 1947 Comeno appartiene al Regno d’Italia, inquadrato con la Provincia del Friuli (1923-1927) e nella Provincia di Gorizia.

Oriano Galvanini. Fotografia di Elio Varutti

Negli anni ’50 la moglie e i familiari di Renato Galvanini hanno dovuto affrontare pure il mesto evento della dichiarazione di morte presunta, per potere avere i documenti a posto. Poi si continua a vivere, bisogna sbarcare il lunario.

Che ci faceva a Comeno Renato Galvanini nel 1945? “Stando ai racconti di mia madre, era di pattuglia – ha precisato il signor Oriano – con altri due commilitoni, che erano di stanza alla contraerea di Opicina, ci hanno detto che erano stati inviati a cercare viveri e vettovaglie, ma non sono mai ritornati”.

La moglie di Oriano, la professoressa Maria Gallo, presente all’intervista, gli dice di riferire il racconto della fotografia data ai titini. Cos’è ‘sta storia? “Durante i 40 giorni di occupazione dei titini a Trieste – ha riferito Oriano – come dicevano mia mamma e mia nonna, mentre facevano i rastrellamenti e arresti di casa in casa, fu chiesto ai parenti degli scomparsi di mostrare una fotografia per dare eventuali notizie, così nel rione uscirono le persone con le foto in mano per consegnarle ai miliziani di Tito, ma poi dall’altoparlante sulla camionetta si sentì la seguente frase: Bene così sappiamo chi è da eliminare”.

Signor Oriano che ricordi ha del suo papà? “Io ero nato da poco quando fu ucciso quindi ho solo la memoria familiare – ha concluso Galvanini – abbiamo ricevuto una medaglia nel 1955, nel decennale della sua morte dall’Associazione della Guardia Civica di Trieste e una seconda medaglia ci è stata data nel 25° anniversario degli eccidi, tutto qui”.

Posso raccontare questa storia? “Sì, certo – è il commiato – non abbiamo potuto farlo per decenni, si doveva stare in silenzio, per non disturbare Tito, ma adesso è giunto il tempo di rivelare questi fatti, anche se danno ancora fastidio a qualcuno”.

Renato Galvanini; collezione familiare

Fonte orale: Oriano Galvanini, Trieste 1944, intervista a cura di Elio Varutti del 16 aprile 2019 a Udine, in presenza della moglie Maria Gallo Galvanini.

Sappiamo che l’acquerello riprodotto in copertina e, in certe cartoline, è opera di un Fantoni. È intitolato San Daniele del Carso, che dopo la Grande Guerra appartiene al Regno d’Italia fino al 1947. Si sa poi che Ettore Tommaso Fantoni, chiamato Tomaž Fantoni (Gemona del Friuli, 16 dicembre 1822 – Slovenske Konjice, 31 maggio 1892), ha operato in zone slovene nella seconda metà dell’Ottocento, assieme ad altri artisti friulani tra i quali il fratello Giovanni. Nato nel Regno Lombardo Veneto, Tomaž Fantoni si spostò per lavori di affresco nell’area slovena dell’Impero d’Austria Ungheria, dove morì.

Comeno nel 1927

Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di E. Varutti e da Internet. Materiali di ricerca dell’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

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eliovarutti

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