Una targa per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Udine sud

In via Melegnano, a Udine, nel Parco urbano dedicato ai due operatori RAI caduti, verrà posta un’artistica targa ricordo proprio per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi in Somalia mentre lavoravano, nel 1994, da miliziani locali. Lo ha deciso la giunta comunale, accogliendo una originale proposta dell’Associazione Insieme con Noi. La dicitura della targa, oltre al logo dell’Associazione Insieme con Noi e del Comune di Udine, recita: “A Ilaria Alpi – Roma 1961 e Miran Hrovatin – Trieste 1949 uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, mentre svolgevano il loro lavoro di giornalisti alla ricerca della verità”. L’inaugurazione della nuova targa è prevista per il 20 marzo 2020.

Il Parco “Ilaria Alpi” è stato inaugurato il 20 marzo 1998, con la presenza dei genitori di Ilaria. Con la delibera del 3 ottobre 2018 al parco stesso si aggiungeva anche il nome di Miran Hrovatin e si stabiliva che al suo interno doveva essere collocata una targa con la dicitura  “Il Comune di Udine a Ilaria Alpi – Roma 1961 e Miran Hrovatin – Trieste 1949 uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, mentre svolgevano il loro lavoro di giornalisti alla ricerca della verità”, cosa che, per dirla tutta, non è stata mai fatta. Così c’è stata una mobilitazione dal basso e l’Associazione Insieme con Noi si è fatta promotrice della meritoria iniziativa. La nuova tabella è in vetro e rappresenta un sole stilizzato, opera di Elisa Vidussi, una glass master professionista.

L’agguato dei miliziani somali nel 1994

Era il 20 marzo 1994. Mogadiscio, capitale della Somalia. Nel quartiere Shibis, a pochi passi dall’Hotel Hamana, l’ambasciata italiana non è lontana, all’altezza dell’incrocio tra Via Alto Giuba e Corso Somalia, Ilaria Alpi, inviata del Tg3, e l’operatore Miran Hrovatin escono dall’albergo dove erano entrati per parlare con un collega, che peraltro era già partito. Il tempo di salire sulla Toyota bianca e vengono uccisi dai kalashnikov di un commando somalo che immediatamente dopo fugge via. Sono passati ventisei anni da quel giorno. Ventisei anni d’indagini, inchieste e processi che non hanno dato alcuna risposta alla richiesta di verità sull’omicidio efferato. È  una vicenda diventata inestricabile, con sentenze che ogni volta hanno ribaltato gli atti giudiziari precedenti, una Commissione Parlamentare che non ha prodotto un esito univoco e nulla è stata capace di accertare, la constatazione di un iter tortuoso, avvolto nelle spire velenose dei depistaggi, nella cappa delle reticenze e dei silenzi, che hanno sempre impedito di attraversare il muro di resistenze fino ad oggi impenetrabili.

Ci sono stati vari servizi giornalistici sul caso. Per scoprire la verità si sono battuti i genitori di Ilaria, Giorgio e Luciana, fino all’ultimo respiro. La puntata del 13 giugno 2018 (di 3 minuti) della trasmissione “Chi l’ha visto” ha ricordato il coraggio della madre di Ilaria nel giorno della sua morte, trasmettendo la sua ultima intervista in cui chiede la verità per la morte di sua figlia.

ATTENZIONE – A causa della pandemia di coronavirus l’evento suddetto è stato rinviato a data da destinarsi.

Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Info e ricerche di Germano Vidussi. Fotografia da collezione privata di Udine.

Pubblicato da

eliovarutti

Comitato Esecutivo dell'ANVGD di Udine

Lascia un commento